DISTURBI TRATTATI

Barbara Facchetti
Psicologa e psicoterapeuta a Legnano, Rho e Milano

di cosa mi occupo

Sono specializzata nella diagnosi e nella cura di:

Disturbi d’ansia

L’ansia è caratterizzata da un insieme di reazioni cognitive, emotive, comportamentali e fisiologiche che si attivano di fronte ad una situazione percepita soggettivamente come pericolosa. L’ansia coinvolge mente e corpo. Pur condividendone aspetti simili, si differenzia dalla paura in quanto quest’ultima è una reazione emotiva ad un pericolo reale ed immediato, mentre l’ansia è una reazione emotiva ad una minaccia immaginata nel futuro. L’ansia è una componente innata, biologicamente determinata. È il nostro campanello d’allarme che, una volta individuato un potenziale pericolo, prepara il nostro corpo e la nostra mente a fronteggiarlo attraverso una risposta di attacco o fuga: i nostri muscoli si contraggono per prepararci fisicamente, il respiro si fa corto e veloce e tutta la nostra attenzione è sulla situazione di minaccia da affrontare.

L’ansia è adattiva e ci garantisce la sopravvivenza. Una quota di ansia è utile e necessaria nella vita quotidiana in quanto, attivando il livello di allerta e di attenzione, ci permette di affrontare le sfide della vita e di migliorare la nostra performance ad un compito (un esame, un colloquio di lavoro una gara sportiva). Quando, però, il sistema ansia si inceppa attivandosi in modo continuo, eccessivo e sproporzionato rispetto alle situazioni, quando limita la nostra vita e compromette la serenità psicologica, ci troviamo in presenza di ansia patologica. L’ansia patologica si può strutturare in quelli che vengono definiti disturbi d’ansia, come gli attacchi di panico, l’agorafobia, l’ipocondria, il disturbo d’ansia generalizzata e le fobie specifiche.

Depressione e disturbi dell’umore

Emozioni e sentimenti di tristezza fanno parte della nostra della vita. Solitamente siamo in grado di affrontarli e gestirli utilizzando le risorse di cui disponiamo e chiedendo l’aiuto e il supporto delle persone a noi più vicine. Quando la tristezza è presente da molto tempo ed è tanto grave o persistente da interferire con il funzionamento della vita quotidiana, parliamo di depressione. 

Un episodio depressivo è caratterizzato dalla presenza di umore triste, senso di vuoto, irritabilità ed è spesso accompagnato da:

  • ridotta capacità di concentrarsi o prendere anche piccole decisioni;
  • tendenza a svalutarsi e sentirsi in colpa;
  • perdita di piacere per attività anche molto amate;
  • spossatezza e affaticabilità;
  • aumento o diminuzione del sonno;
  • aumento o diminuzione dell’appetito;
  • rallentamento motorio, o al contrario, marcata agitazione.

I sintomi della depressione possono essere subdoli al punto che può essere difficile accorgersi prontamente del problema, talvolta anche per anche il diretto interessato, che tende ad attribuirli a normale stanchezzastress o problemi lavorativi.

Talvolta può accadere che la depressione si manifesti quasi esclusivamente con sintomi somatici (crampi, palpitazioni, vertigini, dolori muscolari, perdita di energia, insonnia, stanchezza).

In questo caso parliamo di “depressione mascherata”.

Come psicologa e psicoterapeuta, lavoro con pazienti affetti da un disturbo depressivo e attraverso sedute di terapia individuale li aiuto a capire cosa ha innescato il problema e come gestire e superare il momento difficile che stanno affrontando.

Depressione post partum

 

Si parla sempre dell’arrivo di un figlio come del momento più bello della vita di una donna, e certamente lo è. Ma immaginare e fantasticare su questo momento può essere molto diverso dal trovarsi a tu per tu con la nuova situazione e con tutto ciò che comporta.

Nelle prime due o tre settimane dopo il parto, sentirsi ansiose, tristi, sfiduciate ed aver voglia di piangere è normale e dipende dal riassestamento dei livelli ormonali. Questo disturbo, definito “Baby Blues” o “Maternity Blues”, tende a risolversi spontaneamente e non necessita dell’intervento di uno specialista.

In alcune donne, proprio per l’enorme cambiamento in tutti gli aspetti della vita che l’arrivo di un bambino comporta, questa tristezza permane e si intensifica, spesso sostenuta da pensieri negativi e pessimistici. Ecco allora che occuparsi della quotidianità può diventare difficile, accudire il proprio bambino un compito gigantesco, per il quale non ci si sente mai sufficientemente adeguati. Si innesca così un circolo vizioso che deve essere interrotto in modo da evitare che tale tendenza depressiva si cronicizzi sino a portare ad una vera e propria depressione.

Per anni presso l’ASST Ovest Milanese (Ospedale di Legnano) ed ora nel mio studio privato lavoro con le neomamme in difficoltà per aiutarle a superare il momento di difficoltà e sostenere e costruire una buona relazione di attaccamento con il proprio bambino.

Disturbi legati a eventi traumatici e stressanti

 

La caratteristica che contraddistingue questi disturbi è l’aver vissuto direttamente eventi traumatici o stressanti e aver sviluppato, come conseguenza ad essi, sintomi psicologici significativi.

In genere, un evento traumatico può essere ricondotto ad un momento in cui la propria sopravvivenza o la propria incolumità sono state messe in pericolo, come incidenti, catastrofi naturali, gravi malattie e conseguenti cure mediche, aggressioni. Ma esistono altre forme di trauma, come gli abusi fisici o psicologici che, nonostante non abbiano messo in pericolo la vita, hanno profondamente intaccato il senso di sicurezza e di fiducia verso il mondo.

Negli ultimi anni sempre di più è stato riconosciuto come l’aver vissuto molteplici piccoli eventi stressanti – microtraumi – sia nell’infanzia che nella vita adulta, può determinare un profondo senso d’impotenza e di fragilità, e portare a sviluppare gli stessi sintomi di un unico grande trauma. 

I sintomi sviluppati in seguito ad un forte stress psicologico possono essere diversi da persona a persona. In alcuni casi si manifestano attraverso emozioni di paura e ansia, in altri casi invece è possibile osservare anedonia (incapacità di provare piacere) o profonda tristezza, sentimenti di rabbia e aggressività, insonnia, sensazione di costante allerta o anche sintomi dissociativi.

Nel 70-80% dei casi, i sintomi psicologici sviluppati si riducono progressivamente fino a scomparire grazie al lavoro del nostro sistema innato di elaborazione. Alcune volte, invece, il trauma psicologico impedisce alla persona di continuare a vivere la propria vita come prima dell’evento e i sintomi sviluppati non scompaiono nel tempo, rendendo la vita faticosa e difficile anche nella quotidianità. 

In questo caso è importante affrontare la situazione di disagio psicologico, attraverso opportune strategie psicoterapeutiche, per favorire l’elaborazione dell’evento traumatico. 

Gestione delle emozioni

 

La parola emozione deriva dal latino emovère (ex = fuori + movere = muovere) e significa letteralmente portare fuori, smuovere, in senso più lato, scuotere, agitare.  

L’emozione è uno stato mentale e fisiologico che ci dà informazioni su come stiamo mentre viviamo una certa esperienza. Sapere cosa proviamo è indispensabile perché ci permette di agire un comportamento coerente con i nostri bisogni. 

Le emozioni fanno parte del nostro corredo biologico e svolgono una funzione adattiva per la nostra sopravvivenza nell’ambiente.

Per esempio, la  paura si innesca nel momento in cui si ha la percezione di una minaccia o di una situazione di pericolo, e ci spinge a scappare o ad attaccare. 

Affinché si possano trarre queste informazioni importanti dalle nostre emozioni è necessario non averne paura e saper mantenere la giusta distanza da ciò che proviamo. Se l’emozione è troppo intensa rischiamo di esserne sopraffatti, ma se è troppo flebile il rischio è di non avvertirla chiaramente. Si tratta di un processo di ricerca di equilibrio che modera l’intensità delle emozioni e permette di mantenerle all’interno di un livello tollerabile e gestibile.

Disagio e problematiche relazionali della coppia

Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine. Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato.” – Erri De Luca

La coppia, così come l’individuo, non si mantiene uguale nel tempo e uguale a se stessa. Passa attraverso stadi, muta, entra in crisi. Proprio grazie alle crisi, quando la coppia riesce ad utilizzarle come un’occasione di evoluzione, cresce e diventa più forte, più stabile.

Molti eventi nella vita incidono sulla relazione di coppia, per esempio la decisione di convivere o sposarsi, la relazione con la famiglia d’origine, la nascita di un figlio, problematiche connesse all’infertilità, una malattia, un tradimento.

A volte la coppia mentre attraversa gli eventi avversi fa fatica, perde la connessione emotiva e scivola in discussioni e litigi che portano solo rabbia tristezza e ulteriore distanza. 

La psicoterapia di coppia permette di prendere consapevolezza dei motivi e delle dinamiche che portano e mantengono la sofferenza.

Aiuta ad avere accesso alle risorse che consentono di affrontare la distanza emotiva, a sperimentare nuove modalità di comunicazione per tornare  ad essere maggiormente in sintonia con i proprio bisogni e quelli del partner.

DISTURBI ALIMENTARI

I disturbi alimentari presentano sintomi complessi di natura psicologica legati al cibo e alla distorsione dell’immagine corporea. La persona che ne soffre impara a regolare le proprie emozioni e i conflitti attraverso il cibo; mangiare troppo, non mangiare, controllare eccessivamente ciò che mangia, o abbuffarsi e poi vomitare. 

I disturbi alimentari includono:

Anoressia nervosa

È caratterizzata da una significativa perdita di peso e da un intenso rifiuto di mantenere un peso corporeo adeguato. Il calo ponderale è dovuto a diete fortemente restrittive e/o all’uso di comportamenti compensatori come il  vomito dopo i pasti, l’uso di lassativi e/o diuretici.

È presente una distorsione dell’ immagine corporea, non vi è  consapevolezza della propria magrezza e vengono sovrastimate le dimensioni del proprio corpo o parti di esso.

Bulimia nervosa

Le persone con bulimia nervosa sperimentano abbuffate (consumare una grande quantità di cibo in un breve periodo di tempo con perdita di controllo) seguite da condotte di eliminazione attraverso il vomito, l’uso di lassativi, diuretici o esercizio fisico eccessivo, nel tentativo di non far aumentare il peso corporeo.

Disturbo da alimentazione incontrollata

Il disturbo da alimentazione incontrollata si caratterizza per la presenza di episodi di abbuffate ricorrenti (consumare una grande quantità di cibo in un breve periodo di tempo con perdita del controllo) in assenza di condotte di eliminazione.

Di solito, le abbuffate avvengono in privato perché dopo aver mangiato, le persone provano imbarazzo, vergogna o addirittura odio verso se stesse.

Sindrome da alimentazione notturna

Consiste nella compulsione a mangiare notevoli quantità di cibo durante le ore notturne e si accompagna spesso ad un sonno piuttosto disturbato e alla tendenza a mangiare durante il giorno soltanto piccole quantità di cibo o a digiunare. 

Ortoressia nervosa

Si caratterizza da un comportamento alimentare che segue l’ossessione patologica per un’alimentazione biologicamente pura e salutare.

Tale condizione è spesso associata a una dieta restrittiva, nel tentativo di raggiungere uno stato di salute ottimale. Inizialmente può manifestarsi come una particolare attenzione ad un’alimentazione sana, per poi trasformarsi in un’ideazione ossessiva riguardante i cibi che dovranno essere consumati e in comportamenti volti ad evitare una possibile “contaminazione”.

Vigoressia o Bigoressia

È un disturbo a carattere prevalentemente maschile caratterizzato da una seria dispercezione corporea, opposta a quella dell’anoressia nervosa, che porta il soggetto a sentirsi sempre troppo esile e gracile, temendo di apparire “piccolo”, debole e anche inadeguato. Chi soffre di tale patologia si sottopone spesso ad esercizi fisici incessanti per accrescere i muscoli, diete iperproteiche per mantenersi snello e uso e abuso di integratori alimentari (es. proteine, creatina), e farmaci steroidi anabolizzanti.

Per le gravi conseguenze che i disturbi alimentari possono provocare se non curati in tempo, è importante prestare attenzione ad ogni segnale di manifestazione e rivolgersi immediatamente ad un professionista.

Per anni nell’ambulatorio Disturbi alimentari presso l’ASST Ovest Milanese (Ospedale di Legnano), ora nel mio studio privato, lavoro con persone che soffrono di disturbi alimentari in equipe con la collega nutrizionista in modo da offrire un percorso psicoterapeutico mirato.

Dipendenza affettiva

 

La dipendenza in una relazione di per sé non è patologica, anzi ogni relazione “sana” ha una quota di dipendenza funzionale. Una relazione in cui c’è una sana dipendenza presenta una costante reciprocità tra i partner, la sicurezza di essere importante per l’altro e di poter avere il suo aiuto e conforto nel momento del bisogno, la libertà di essere se stessi e di realizzarsi nella vita come individuo.

Ma quando la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria sopravvivenza ci troviamo difronte a una dipendenza affettiva disfunzionale. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare se stessi, arrivando a negare i propri bisogni. Ogni azione ha come obiettivo evitare che la più grande paura, la rottura della relazione, diventi una realtà. 

Le persone che vivono una dipendenza affettiva disfunzionale si sentono spesso impotenti e hanno bassa autostima. 

Si percepiscono confusi rispetto alla direzione della propria vita, sono terrorizzati dall’abbandono, si sentono frequentemente inadeguati e pieni di vergogna per se stessi.  

La dipendenza affettiva non riguarda una sola persona, ma è una dinamica a due. A volte il partner del “dipendente affettivo” è una persona problematica e/o  rifiutante, sfuggente o irraggiungibile.

La dipendenza affettiva affonda le sue radici nell’infanzia, nel rapporto con chi si è preso cura di noi. 

All’interno di un percorso terapeutico, aiuto le persone a diventare consapevoli del proprio funzionamento e dei propri schemi, a riconoscere le trappole cognitive ed emotive che mantengono lo stato di infelicità e a rifocalizzare le energie su di sé, sui propri bisogni e sulla propria realizzazione.

Problematiche relative ad eventi critici del ciclo di vita

Ogni cambiamento, anche positivo, può generare insicurezza e instabilità, perché cambiare comporta nuovi adattamenti e lo sviluppo di nuove strategie.

A volte ciò che muove il bisogno di  iniziare un lavoro psicologico è la fatica nel superare un momento doloroso, come una separazione, un lutto, una malattia personale o di qualcuno a noi caro. Altre volte prendiamo la decisione quando dobbiamo affrontare un cambiamento grande, come la nascita di un figlio, il pensionamento, un nuovo lavoro, la scelta universitaria, o affrontare la menopausa. 

Può succedere anche che ci si senta bloccati nel prendere una decisione o che si voglia migliorare la propria sicurezza e la propria autostima. Accompagno le persone che richiedono il mio sostegno in un percorso di crescita personale in cui acquisire consapevolezza e scoprire le risorse necessarie per affrontare le difficoltà e i momenti critici della vita.